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Quando Olga Kern è salita sul palco del Bass Hall di Fort Worth, Texas, nel 2001, vestita con un elegante abito rosso, attillato e senza spalle, è scaturito un collettivo sospiro di ammirazione scioccata.
Quaranta minuti dopo, dopo aver eseguito il Terzo Concerto per Pianoforte di Rachmaninoff (che le valse la Medaglia d’Oro alla Van Cliburn International Piano Competition), il pubblico ha ruggito il suo plauso.
Questo scrittore può testimoniare la risposta viscerale che la pianista suscitava durante la competizione.
Ventitre anni dopo, Olga Kern ha dimostrato, in un recital del 8 ottobre per la Piano Master Series al Boston Conservatory, di non aver perso nulla della sua straordinaria tecnica o della sua interessante personalità musicale.
La donna attraente, con un modo di fare caloroso e accogliente, ha iniziato con una sorprendente interpretazione delle Dieci Variazioni su un Tema di Salieri, (“La Stessa, La stessissima” dal suo opera Falstaff).
Kern ha eseguito il raramente suonato insieme con abilità, rivelando gli elementi comici del punteggio mentre scolpiva elegantemente ogni variazione con precisione, vitalità ritmica e ricca tonalità.
Il momento culminante della serata, il Carnaval di Schumann, è seguito.
Kern ha conferito a ciascuna delle sue 21 sezioni l’identità avvincente che Schumann esigeva.
La sua rara fusione di tecnica e immaginazione non poteva essere confrontata.
In netto contrasto con le sue letture penetranti di Beethoven e Schumann, Kern ha poi scelto di eseguire i Tre Preludi di Gershwin con una velocità senza precedenti, seguita dall’arrangiamento di Earl Wild di “Fascinatin’ Rhythm”, offerto con l’eleganza disinvolta che eravamo soliti ascoltare dallo stesso Wild.
Dopo l’intervallo, la pianista si è rivolta alla Russia.
Ha reso intensamente l’emozione della Meditazione di Tchaikovsky, Op. 72, No. 5, qualcosa di raramente proiettato dal palco.
Questo pezzo sembrava avere una risonanza speciale per lei così come i successivi Scriabin e Rachmaninoff.
Scegliendo pezzi che includevano brani da sei momenti μουσικαῖ, Op. 16 e i Tableaux d’études, Op. 33 di Rachmaninoff, e le Etudes, Op. 42 di Scriabin, ha facilmente affrontato i momenti di bravura presenti in alcune di queste opere mentre permetteva alle linee melodiche di emergere chiaramente e in modo convincente con un tono cantabile straordinario.
Kern ha dato pieno sfogo al suo temperamento tempestoso e focoso in Islamey di Balakirev, dove il colore tonale variava da una delicatezza sussurrante a un potere fragoroso e dove i passaggi tecnici spinosi erano scartati come se non esistessero.
Lo stesso compositore, virtuoso pianista, ha affermato che ci sono passaggi nel pezzo che ‘non riusciva a gestire’ e nel corso degli anni vari pianisti hanno sostituito ossia, alternative, per rimpiazzare le ‘impossibili’ difficoltà meccaniche.
Si dice che Alexander Scriabin abbia seriamente danneggiato la mano destra mentre praticava Islamey.
Dopo il tour de force di Balakirev, Kern ha generosamente eseguito quattro bis, concludendo con una frizzante interpretazione di Etincelles di Moskowski, ispirata, ha detto, da Vladimir Horowitz, il cui concerto ha ascoltato da bambina di dieci anni quando Horowitz fece il suo celebre ritorno in Russia.
Dobbiamo anche notare come la presenza fisica di Kern al pianoforte abbia aggiunto immensamente al godimento della serata.
La pianista si è concentrata completamente sul suo lavoro, sulla musica sotto le sue mani remarkabili, e nel realizzare pienamente il messaggio che voleva consegnare.
Non si è mai impegnata in ammirare la stella o in altri vezzi così spesso visti oggi, o in qualunque affettazione destinata esclusivamente a richiamare l’attenzione su di sé – che la musica fosse dannata.
Davvero abbiamo potuto gioire nel vedere oltre che nell’ascoltare Kern.
Artista consumata e padrona del suo strumento, il recital di Olga Kern al Boston Conservatory è stato uno da assaporare e da ricordare a lungo.
Complimenti anche a Michael Lewin, Direttore Artistico della Piano Master Series al Boston Conservatory Berklee.
Il suo prezioso lavoro nell’organizzare e presentare questa serie è di buon auspicio per il mondo del pianoforte.
Vai avanti!